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Tipicamente, si ottiene la superconduttività mediante l’Elio, il quale si mantiene allo stato liquido alla temperatura di 4,2 K (circa -270 °C, per avere un’idea dell’ordine di grandezza della temperatura), e viene utilizzato per le leghe di niobio-titanio, o di niobio-stagno, con cui si realizzano i magneti superconduttivi. Naturalmente, l’elio viene portato allo stato liquido lavorando con pressioni molto elevate, dal momento che alla temperatura e pressione standard dell’ambiente, esso esiste solo allo stato gassoso.
Ciò rappresenta una problematica non trascurabile: quando si supera la temperatura di transizione, infatti, la lega superconduttiva con cui è realizzato il magnete perde di colpo la proprietà della superconduttività e tutta l’energia accumulata all’interno del magnete (che è molto grande, perché le correnti sono dell’ordine di qualche centinaio di Ampere) si dissipa sotto forma di calore.
Si verifica allora una violenta esplosione e l’elio liquido passa allo stato gassoso con un rapporto 1:700 (riferendosi ai volumi in m3): questa enorme onda pressoria va smaltita verso l’ambiente esterno attraverso la tubazione di quench, che deve essere opportunamente progettata per tale scopo.
Nei magneti superconduttori attualmente installati in Italia è presente una quantità di elio liquido tipicamente compresa tra 600 e 2000 litri: ciò può dare una idea significativa della pericolosità del fenomeno del quench e dell’importanza di una opportuna progettazione della tubazione. In generale, l’elio non è nocivo per la salute, se inalato in piccole quantità.
Se, invece, esso è inalato in concentrazioni elevate, allora può portare all’asfissia, poiché si espande molto rapidamente, saturando in poco tempo tutto il volume a disposizione nell’ambiente in cui si libera, e può anche produrre gravi ustioni da freddo, a causa dell’immediato scambio di calore provocato dalla sua istantanea evaporazione.
L’elio a contatto con la temperatura ambiente ha un passaggio di stato molto repentino ed essendo molto più leggero dell’aria tende a spostarsi verso l’alto: ciò comporta il riempimento della sala e la sua stratificazione dal soffitto verso il basso.
La fuoriuscita di elio nella sala magnete in quantità significative comporta che il tenore di ossigeno può scendere dal 20,9 % (condizione ambientale normale), a meno del 18 %, soglia al di sotto della quale si cominciano ad avere seri problemi di insufficienza respiratoria.
I magneti superconduttori sono quindi caratterizzati da un serbatoio, o dewar, al cui interno l’elio liquido si trova in una particolare condizione di equilibrio termodinamico con la sua fase vapore, ad una temperatura di circa -270 °C, ed in questo stato di equilibrio viene esercitata una continua pressione sulle pareti del serbatoio (pressione che è funzione della quantità di elio che si trova allo stato gassoso).
Durante il normale funzionamento, i magneti superconduttivi possono sviluppare sino a qualche centinaio di litri di gas criogenico all’ora, e si parla del fenomeno di boil-off: se nella torretta superiore del serbatoio del magnete la pressione supera un determinato valore di soglia, allora l’elio gassoso fuoriesce dal dewar del magnete attraverso la valvola di quench.
Vi è a una impiantistica dedicata che può convogliare l’elio gassoso così evaporato o verso l’impianto di ri-liquefazione (situato in sala tecnica) o verso l’esterno, sfruttando anche la tubazione di quench.
Si comprende, pertanto, che la valvola di quench è un dispositivo molto importante, che è soggetto a continue sollecitazioni, e per questo motivo necessita di accurati controlli periodici durante le fasi di manutenzione ordinaria dell’apparecchiatura RM.